Homepage › Corso di mentalismo 2017/21 › 7° Rendez-Vous Mesmer
L’incantastorie
Secondo Alberto Savinio, un artista può dirsi tale quando diventa una "centrale creativa":
è stupido, è disonesto, è immorale chiudersi dentro una singola arte, asservirsi alle sue ragioni particolari, alle sue ragioni speciali. (1)
In occasione del 7° Rendez-Vous Mesmer l’autrice e performer dei Quaderni della quarantena, Alice Norma Lombardi, propone un dialogo con l’Incantastorie Stefano Cavanna sull’arte magica e il suo potenziale multidisciplinare.
Stefano Cavanna
Da anni Stefano assembla musica, magia, teatro e storytelling per trasformarsi in una vera e propria “centrale creativa”, senza asservirsi ad alcuna arte in particolare, e in questo modo abbracciandole tutte. Partendo dalla prestigiazione e allargandone gli orizzonti, l’illusionista torinese concentra in sé l’energia propria di chi riesce - attraverso l’impegno e l’amore per il proprio lavoro - a immergere sé stesso e chi lo segue nell’oceano di svelamento di cui parla Sa’di di Shiraz nel Gulistan. Il trucco? Attingere alla sapienza che l’umanità ha tradotto nel folklore, nella letteratura e nelle fiabe. Con le sue storie, Stefano indica le porte che separano la realtà dal sogno, alludendo all’idea che quei confini possano sciogliersi - perché in fondo, la realtà contiene il sogno e il sogno contiene la realtà.
L’intervista va in onda giovedì 27 maggio 2021 alle ore 21 in diretta su YouTube (link) e su Facebook.
Alice Norma Lombardi
Note
1. “Io ho chiaramente sentito, ho chiaramente capito che quando la ragione d’arte di un artista è più profonda e dunque «precede» la ragione singola di ciascun’arte, quando l’artista, in altre parole, è una «centrale creativa», è stupido, è disonesto, è immorale chiudersi dentro una singola arte, asservirsi alle sue ragioni particolari, alle sue ragioni speciali. E ho avuto il coraggio di mettermi di là dalle arti, sopra le arti.” (Alberto Savinio cit. in Giuliano Briganti e Leonardo Sciascia (edd.), Alberto Savinio. Pittura e letteratura, Franco Maria Ricci, Parma 1979.)