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Non è colpa del canarino che legge nel pensiero
Nel corso dell’undicesima lezione sono stati approfonditi alcuni effetti telepatici con un occhio rivolto al loro “significato”: quale narrativa si nasconde dietro ciascuna performance? quali “poteri” vengono messi in scena? quale rapporto si instaura con il pubblico? Come dimostra lo scontro a distanza avvenuto tra don Franco e il dottor Giacchi, volenti o nolenti la magia e l’occulto parlano sempre d’altro. Meglio volenti, no?
Si può leggere nel pensiero di un canarino? Il dottor Oscar Giacchi, direttore del manicomio di Racconigi, crede di sì. Nel 1899 racconta alla Society for Psychical Research di Londra:
Una signorina, innamorata del suo canarino, lo affida a una cameriera, mentre ella va fuori a villeggiare per salute. Una notte si sveglia di soprassalto, e in lacrime: perché nel dormiveglia ha visto il caro uccelletto dibattersi nell’agonia.
I telefoni non esistono ancora. La donna scrive alla cameriera, convinta che qualcosa di terribile sia successo all’animale, e ne riceve conferma: il canarino è morto. A raccontare il fatto è Armando Pappalardo nel suo libro La telepatia (1899); il resoconto si intitola “L’annunzio telepatico della morte d’un canarino”.
Trovando poco credibile l’avvenimento, don Giuseppe Franco si scaglia contro Giacchi, dichiarando tutto il proprio scetticismo:
Se con questa espressione il dabbene raccoglitore di telepatie vuole indicare che realmente l’uccello abbia dato avviso della sua agonia alla padroncina, e sia il proprio agente d’una vera telepatia, noi lo crediamo impossibile (1) .
Fino a qui, quella del sacerdote è una critica misurata ed espressa in modo educato; a ospitarla è Civiltà Cattolica, l’autorevole periodico dei gesuiti. Qualche riga sotto, però, Franco perde ogni ritegno e accusa il medico di essere un ubriacone:
Non di rado questi scienziati bevono grosso.
Quando qualcuno perde pubblicamente le staffe in questo modo, chi va a caccia di meraviglie deve sempre sospettare che ci sia qualcosa sotto: approfondendo le vicende conflittuali, spesso emergono cose stupefacenti, che rendono la storia più ricca, interessante – a volte, perfino incredibile. Perché il sacerdote è tanto violento nel giudicare il dottor Giacchi? Solo perché costui crede nel paranormale? Basta un giro in biblioteca per scoprire che, forse, non è colpa di un canarino. Oscar Giacchi è un autore osceno; quello che scrive non deve circolare nelle case dei buoni cattolici. Uno dei suoi libri ha un titolo assurdo: Melanconia spermatica (1887) spiega che il maschio non deve trattenere troppo il liquido seminale, altrimenti diventa matto (la soluzione suggerita è… beh, a portata di mano).
Copertine di Armando Pappalardo, La telepatia, Milano 1922 (I ed. 1899) e Oscar Giacchi, Melanconia spermatica, 1887.
E chissà quanto si è infuriato don Franco sfogliando il testo in cui il medico invita all’umiltà... facendo appello all’ultimo tratto del tubo digerente! Il medico osa accostare la Bibbia (“Vanità delle vanità, tutto è vanità!”) alla sciagura cui il libro è intitolato: Le emorroidi (1874).
Non avrei mai scoperto la spiazzante, sconcertante prosa di Oscar Giacchi se don Franco non lo avesse attaccato – e con violenza – accusandolo di credere alla telepatia. La rabbia del sacerdote parlava d’altro, ma anche la magia e l’occulto parlano sempre d’altro. A noi resta di capirne i messaggi e imparare a parlarne il linguaggio.
Approfondimenti
• Sfoglia il libro Oscar Giacchi, Melanconia spermatica, 1887.
• Sfoglia il libro Armando Pappalardo, La telepatia, Milano 1977 (I ed. 1899).
Note
1. Giovanni Giuseppe Franco, “Presentimenti e telepatie” in Civiltà Cattolica, 1900, p. 688.